Una proposta per il riconoscimento dello status giuridico di rifugiato ai migranti ambientali
OrvietoScienza è un appuntamento annuale, che offriamo come Istituto ai nostri studenti e al territorio,
ed è il momento in cui si riflette su scienza e divulgazione della scienza e più in particolare sui rapporti tra scienza, scuola e società. La quarta edizione, appena conclusa, ha affrontato la complessità dei cambiamenti climatici, già avvenuti ed in atto, valutandone anche le possibili conseguenze, alcune delle quali già molto pesanti.
Sicuramente la conseguenza più colpevole del cambiamento climatico è rappresentata dai migranti ambientali che si propongono con tutta la loro drammaticità e che esigono una soluzione che non deve tardare ad arrivare. Gli studenti hanno voluto approfondire questo tema, legato al clima, redigendo quella che è stata chiamata la Carta dei migranti. Un lungo lavoro di studio attraverso le normative internazionali, di riflessione attraverso incontri con Pietro Greco, Emilio Berrocal, Valerio Calzolaio, insieme ai docenti che li hanno seguiti in questo laboratorio.
Ce l’hanno fatta, hanno scritto la loro proposta, che hanno esposto e dibattuto in seno alla due giornate di OrvietoScienza. Ora questi ragazzi sono stati invitati, il 10 marzo prossimo, dal Presidente della Camera, onorevole Boldrini, a consegnarle la Carta. Il secondo appuntamento importante sarà a Napoli il 22 e 23 aprile presso il Centro Studi di Città della Scienza, dove gli studenti presenteranno la loro Carta ad un meeting internazionale su Scienza e Pace, alla presenza delle più importanti associazioni pacifiste impegnate nelle varie aree del mondo, e di alcuni premi Nobel.
Che dire: ci lamentiamo tanto di questi ragazzi, ma loro ci dimostrano continuamente quante risorse hanno dentro e con quale generosità le condividono, forse qualche correttivo è doveroso, da parte nostra…facciamoli volare, loro decollano!
Proposta per il riconoscimento dello status giuridico di rifugiato al migrante ambientale
Il mondo è già profondamente cambiato anche se non ce ne vogliamo accorgere perché tali cambiamenti ci destabilizzano e ci fanno paura. La straordinarietà dei mutamenti in atto pone l’umanità davanti a scelte radicali. Lo stesso processo di globalizzazione mette in luce tutta la precarietà dei sistemi economico-sociali attuali, che stanno facendo acqua da tutte le parti. Si presentano nuove domande alle quali non possiamo dare vecchie risposte. Ci vuole un uomo nuovo!
Infatti i modelli della cultura occidentale, costruiti anche faticosamente attraverso guerre, dolore, prevaricazioni, non si possono adattare ai mutamenti già avvenuti e ancora in atto. Dobbiamo immaginare, e questa volta insieme al resto dell’umanità, altri modelli di pensiero, comportamento, produzione, consumo. Quelli che abbiamo sono adatti a circostanze che non ci sono più.
Quello climatico emerge con forza come il più evidente dei cambiamenti, proprio in conseguenza di scelte e modelli politici, sociali, economici e culturali che hanno messo al centro la visione del mondo e la concezione di sviluppo tipiche della cultura occidentale, e che oggi si rivelano inadeguate e incapaci di far fronte alle sfide quotidiane che cercano risposte urgenti, non più prorogabili.
La biosfera è unica, nonché l’unica che abbiamo, ed è il luogo dove tutto è legato a tutto. Il pianeta non esiste in funzione dell’uomo ma fino ad oggi la parte di mondo predominante si è comportata come se fosse così.
La cronaca quotidianamente ci racconta una storia, quella dei migranti. Immagini, parole, fatti, attraversati da un grande dolore, quello di milioni di persone che annualmente si spostano dai loro paesi, devastati da siccità, inondazioni, tsunami, uragani, desertificazione. Sono queste persone, i cosiddetti migranti ambientali, la conseguenza più colpevole dei cambiamenti climatici. Questi popoli, molti dei quali si spostano in lunghe carovane, ci riportano alle migrazioni che hanno caratterizzato il nostro genere, non solo la nostra specie: Homo ergaster, heidelbergensis, sapiens, queste le tre grandi diaspore fuori dall’Africa, luogo in cui tutti siamo nati. Camminatori e navigatori gli uomini sono da sempre, anche se non da sempre esistono scafisti, trafficanti di uomini, muri e fili spinati.
Le definizioni di migrante ambientale sono molteplici a causa della difficoltà di tracciare un profilo universalmente condiviso di tali persone. Il fattore ambientale, va infatti a interagire con tutta un’altra serie di fattori di tipo economico, sociale, politico e demografico, oltre che di caratteristiche personali, nel determinare la decisione a partire. A livello internazionale manca quindi una definizione universalmente accettata di questa categoria di migranti. Come conseguenza di ciò i migranti ambientali, oltre ad essere del tutto privi di protezione giuridica, vengono qualificati e quantificati in modo estremamente variabile a seconda della definizione adottata.
Per l’Organizzazione Mondiale per la Migrazione sono le “persone o gruppi di persone che, per ragioni legate ad un cambiamento ambientale, improvviso o progressivo, che influisce negativamente sulla loro vita o sulle loro condizioni di vita, sono costrette a lasciare il proprio territorio temporaneamente o definitivamente, e che perciò si spostano dentro al loro paese o ne escono”.
Come si muove il diritto internazionale in merito ai flussi migratori ed alla figura del migrante ambientale?
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948
- recita all’interno del Preambolo: Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità, e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell'uomo;
- sancisce all’art.1: Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza;
- sancisce all’art.3: Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona;
- sancisce all’art.13, comma 1: Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato;
- sancisce all’art.13, comma 2: Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese
- sancisce all’art.6: Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.
Inoltre, la ventunesima Conferenza delle Parti dello scorso dicembre, al paragrafo 50, chiede al Comitato Esecutivo del Meccanismo Internazionale di Varsavia di stabilire, secondo le sue procedure e il suo mandato, una task force per integrare, far uso del lavoro e coinvolgere, in modo opportuno, gli organismi esistenti e i gruppi di esperti ai sensi della Convenzione, tra cui il Comitato per l'adattamento e il Gruppo di esperti per i paesi meno sviluppati, nonché le organizzazioni competenti al di fuori della Convenzione, per elaborare raccomandazioni per gli approcci integrati per prevenire, ridurre al minimo e affrontare le trasformazioni relative agli impatti avversi dei cambiamenti climatici.
Infine, il target 7, goal 10 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile approvata il 25 settembre 2015 dall’Assemblea Generale dell’ONU è quello di facilitare la migrazione ordinata, sicura, regolare e responsabile e la mobilità delle persone, anche attraverso l'attuazione di politiche migratorie programmate e ben gestite.
Lo status giuridico del ‘rifugiato’ è disciplinato nella Convenzione di Ginevra sui Rifugiati, firmata nel 1951, in seguito modificata un dal Protocollo del 1967, il cui articolo 1 accorda tale status a: “chiunque, per fondato timore di essere perseguitato per questioni di razza, religione o opinioni politiche, si trovi all’esterno del paese di cui possiede la nazionalità e non può, o a causa di tale timore non vuole, avvalersi della protezione di quel paese; oppure chiunque, non avendo una cittadinanza e trovandosi fuori dal paese in cui aveva residenza abituale, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra”.
Quattro sono gli elementi che un migrante deve soddisfare per essere qualificato “rifugiato” ai sensi della Convenzione, e poter dunque beneficiare della relativa tutela giuridica: si deve trovare al di fuori dei confini del suo paese di origine, il quale non deve essere in grado di offrire protezione o rendere possibile il ritorno; |la causa della migrazione deve essere inevitabile e cogente e deve essere legata a ragioni di razza, nazionalità o appartenenza del soggetto ad un gruppo sociale o ad un’opinione politica. I migranti che soddisfano i suddetti criteri sono qualificati “rifugiati” secondo la Convenzione, mentre tutti gli altri sono considerati migranti su base volontaria.
Appare chiaro che il popolo dei migranti per ragioni ambientali è escluso dalla protezione della Convenzione di Ginevra, nonostante i dati mostrino che una gran parte di coloro che lasciano il proprio paese appartiene a tale categoria.
Proposta
- Considerata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, in particolare agli articoli 1, 3, 13.1, 13.2 e 6, a tutela dei diritti inalienabili in quanto persone
- Considerata la Convenzione di Ginevra del 1951, a tutela dei rifugiati;
- Considerato il target 7 del goal 10 dell’Agenda 2016-2030 per lo sviluppo sostenibile, in relazione alla regolazione dei flussi migratori che devono essere legalizzati;
- Considerato l’accordo raggiunto alla conferenza di Parigi del 2015, precisamente al paragrafo 50, in relazione alla politica internazionale umanitaria;
- Adottata la definizione di Migrante ambientale dell’Organizzazione Mondiale per la Migrazione, pur nella consapevolezza delle difficoltà che si riscontrano nel trovare una definizione universalmente accettata.
- un nuovo accordo internazionale, in cui lo status giuridico di rifiugiato sia esteso a tutti i profughi, inclusi quelli ambientali;
- la creazione di canali umanitari che si occupino di ricollocare i profughi, valutando le possibilità dei diversi paesi e garantendo loro assistenza e sicurezza;
- l’individuazione, ai fini della prevenzione, delle aree maggiormente vulnerabili mediante i rapporti di enti scientifici, come l’IPCC;
- la creazione di un comitato internazionale che agisca concretamente su queste aree, in modo da evitare, laddove possibile, ulteriori flussi migratori.
La possibilità di uno Statuto unico per tutti i rifugiati, compresi quelli ambientali è, in primo luogo, tesa a tutelare la vita di queste persone, diritto inalienabile, e in secondo luogo deve avere come obiettivo il raggiungimento di un’accettabile qualità della vita come diritto umano fondamentale, che va comunque protetto e tutelato qualunque sia la causa che lo produce.
Questi importanti cambiamenti del dettato internazionale sarebbero, da un lato, la prova di un mutamento di scala dei valori e delle priorità nel consesso delle nazioni, e, dall’altro, innescherebbero una serie di circoli virtuosi, basati anche sulla stessa convenienza dei paesi più ricchi e maggiormente responsabili, nella direzione di una soluzione ai grandi problemi di cui quei migranti sono il prodotto.
L’Italia, per la sua geografia e per la sua storia, è da sempre un luogo di accoglienza. Tali contingenze la rendono il paese in cui si sviluppano infinite storie bellissime, proprio grazie a quel senso innato che gli italiani hanno di aprire la porta di casa a chi ha bisogno di un riparo.
Per questo motivo è possibile ritenere che l’Italia sia il paese giusto per presentare questa proposta sui migranti ambientali al resto del mondo.
Orvieto, 27 febbraio 2016
gli studenti dell’I.I.S.S.T. - Liceo Majorana di Orvieto:
Giulia Bagnolo
Sara Belcapo
Vittorio E. Burla
Ferdinando Esposito
Lorenzo Ghezzi
Luca Orlandi
Giada Picciaia
Veronica Lanari
Desireé Sensi
Nicola Tardiolo
Giacomo Vittori