Incontro con il partigiano toscano Alfredo Merlo
Lo scorso mercoledì 21 Marzo si è tenuta nell'aula audiovisivi del Liceo Scientifico Majorana la conferenza-testimonianza del partigiano toscano Alfredo Merlo, Il Biondo delle Carline. Il fervido racconto dell'ospite nativo del comune livornese di Collesalvetti ha delineato in maniera chiara la complessa situazione di guerra civile delineatasi in Italia a seguito dell'armistizio del 8 Settembre 1943.Nato nel 1925 da un padre barrocciaio e una madre donna di casa, impegnata a badare alla famigliaed ai suoi quattro figli, trasferitosi a Radicondoli, a quindici anni è costretto ad interrompere gli studi all'avviamento professionale ed a recarsi nella vicina località di Anqua per lavorare in un'azienda rimasta priva di operai, avendo il Fascismo reclutato la maggior parte degli uomini e dei ragazzi in forze. Dopo esser rimasto lì per tre anni per aiutare la famiglia in difficoltà economiche, al compimento del diciottesimo anno di età riceve la lettera per l'arruolamento nell'esercito fascista. La sua decisione sul da farsi è una: nascondersi e sfuggire alle camice nere incaricate di scovare i disertori. Inizialmente si rifugia sotto la protezione di una famiglia benestante della zona, vivendo per qualche mese nascosto in una casetta nel bosco assieme al figlio dei proprietari, anch'egli disertore. Nel momento in cui però il padre dell'amico viene arrestato e, di conseguenza, il giovane è costretto ad arruolarsi al fine di farlo rilasciare, Alfredo capisce che ormai è venuto il momento di trovare un altro nascondiglio. Abbandona così la famiglia ospitante e, mentre percorre la strada per recarsi a Radicondoli e decidere con i suoi genitori il da farsi, incontra suo padre, al quale racconta l'intera vicenda e con il quale stabilisce di aspettare qualche giorno in paese per poi tentare di entrare a far parte del gruppo di partigiani da poco creatosi sulle vicine montagne Carline di Travale. Il padre, infatti, lascia giudicare al figlio se la scelta di entrare in un gruppo partigiano possa essere la giusta via da seguire in un contesto così complesso e delicato. All'età di diciotto anni Alfredo Merlo inizia così la sua storia di partigiano nella lotta di liberazione italiana. Con determinazione mista ad una naturale inquietudine verso un futuro di cui non conosce né vede i confini, e con una mezza lira nascosta in una calza, durante la notte si avvia verso l'intermediario indicatogli dal padre, il quale, dopo un'iniziale diffidenza, lo conduce sulla montagna fino a presentarlo alla quindicina di giovani tra diciotto e venti anni, italiani e stranieri, alloggiati in qualche casetta di legno costruita fra gli alberi, che si trova davanti dopo tre ore di cammino ininterrotto. Mentre aspetta di conoscere il comandante della squadra, viene invitato dagli altri ragazzi a trovarsi un soprannome: d'allora in avanti non verrà più riconosciuto come Alfredo Merlo, ma come Il biondo, il partigiano delle Carline che contribuì alla liberazione dell'Italia dai nazifascisti. La sua importanza all'interno del gruppo diventa evidente sin dall'inizio, egli è infatti l'unico che conosce palmo a palmo le terre circostanti essendovi nato, elemento fondamentale per la gestione e l'attuazione dei piani del gruppo partigiano. Grazie al Partito di Liberazione Nazionale l'opera dei vari gruppi partigiani locali viene coordinata giorno dopo giorno. Se il primo periodo per il ragazzo è difficile, trovatosi all'improvviso lontano dalla famiglia, accompagnato da coetanei sporchi, vestiti di stracci e con scarpe logore ai piedi, che lottano quotidianamente per rimediare il cibo e per placare la fame e la sete che li attanaglia, con il passare del tempo la situazione migliora: il gruppo si amplia, divenendo sempre più operativo ed efficace nell'eliminazione dei nazifascisti dal territorio; i contadini forniscono un aiuto enorme nell'approvvigionamento di risorse alimentari e nella staffetta di messaggi per il coordinamento dei vari gruppi partigiani; gli Alleati si rendono conto dell'importanza fondamentale dei “volontari per la libertà” nella liberazione della Penisola, sostenendo quest'ultimi soprattutto mediante l'invio di armi. Solo il 9 Giugno del 1944 lo squadrone dei partigiani incontra materialmente gli Alleati inglesi, quando però ormai Collesalvetti, Radicondoli, Anqua e le zone circostanti sono state già liberate e restituite al popolo.